Una delle frasi più ricorrenti del mio lavoro?? Bè:  SI! LO VOGLIO!!

Mi fa sempre un effetto intimo sentire queste parole dette con convinzione. E’ rassicurante percepire la fermezza di ciò che una persona desidera.

A voi non capita di chiedervi: cosa voglio?? Lo voglio veramente o forse no…

Un po’ di tempo fa, mi sono imbarcata nell’esercizio dei 101 desideri… che ti fa ragionare molto su quello che davvero si vuole.

In breve si tratta di una tecnica buddista, ripresa e rielaborata da Igor Ribaldi, uno studioso di teologia e di storia delle religioni, traduttore dal russo, scrittore e saggista. Un tipo che sembra serioso ma che in realtà ha ben spiegato e sdrammatizzato il tutto.

L’esercizio prevede l’uso di due quaderni uno dove scrivere in brutta 150 desideri, seguendo regole ben precise, e un altro dove riportarne in bella 101.

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E’ molto difficile elencarne così tanti… io sono ferma a 36 da non so quanto…

Tornando alle regole, di cui vi parlavo in breve sono:

1. Io voglio – Tutti i desideri devono iniziare con “Io voglio” e non con “Io desidero”, perché sono due cose diverse. Desiderare significa che vuoi di più di quanto ti è concesso, ma se desideri e basta, non fai nulla. Per questo motivo devi mettere in moto il volere.

2. Non – Non si usa la parola “non”, perché il volere non la capisce. Di conseguenza, niente parole negative o contenenti negazioni.

3. 14 parole – Ogni desiderio deve avere al massimo 14 parole, comprese “Io voglio” e i segni di interpunzione. Perché? Perché in italiano una frase di 14 parole può essere pronunciata con un’unica emissione di fiato.

4. No storie d’amore con persone precise – Non si chiedono storie amorose o sessuali

5. No paragoni – Non fate paragoni, perché il volere non capisce cos’è esattamente che vuoi “come” l’altro, e poi avrai anche i suoi problemi. Lasciate perdere gli altri, imparate a desiderare senza paragoni.

6. No desideri seriali – Ogni desiderio deve essere originale, deve meravigliarti.

7. No denaro – Non si devono chiedere soldi, perché è un concetto astratto. Se vuoi un castello, non chiedere la somma per comprarlo, chiedi il castello!

8. Non chiedere per gli altri – Non si può. Chiedete a nome vostro, ma non entrate nella vita degli altri. Chiedete di poter essere utili agli altri, di fare voi.

9. No diminutivi – Nella tenerezza ti ritrovi a scrivere che vuoi una “casettina” in riva al mare, e poi un giorno in spiaggia, mentre passeggi sul bagnasciuga, trovi una casettina giocattolo. No, evitiamo i diminutivi.

10. No desideri non verificabili o imprecisi – “Io voglio essere molto buono” non è chiaro perché “molto” e “buono” non sono quantificabili.

Nel trascrivere in bella i desideri, dovrete lasciare tra l’uno e l’altro una riga, perché Quando un desiderio si realizza, basterà cancellarlo e scrivere sotto uno di quelli che avevamo scritto in brutta.
Un volta fatto questo dovrete leggerli tutti una volta al giorno, per 365 giorni! Non ci vorrà molto… è più un fatto di abitudine.

Questo metodo ci permette di guardare con occhi diversi ciò che ci circonda e di capire bene ciò che vogliamo o non vogliamo.

“Ogni desiderio che noi riusciamo ad esprimere è una sorta di premonizione: non si tratta cioè del frutto della nostra fantasia, ma di un improvviso estendersi della nostra percezione, fino a cogliere nel futuro una qualche occasione che sta venendo proprio verso di noi e che può servire al proprio sviluppo interiore. E ciò che chiamiamo “desiderare”  in realtà è il modo in cui questa nostra percezione più estesa cerca di annunciare alla nostra razionalità quelle occasioni che ha intravisto nell’avvenire, e di convincerla a non opporre resistenza e a non distrarsi, quando quelle occasioni arriveranno, bensì a farsi avanti e ad afferrarle”.

Grazie a “Quando spuntano i papaveri